L’area anticamente occupata dalle popolazioni che definiamo “liguri” superava ampiamente i confini dell’attuale Liguria e si estendeva tra l’Arno e la Provenza e tra il Po e il Mediterraneo.
Già gli scrittori greci consideravano i Liguri il maggiore dei popoli del Mediterraneo occidentale e ritenevano che essi si spingessero fino alle colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra), limite estremo del mondo conosciuto.
I loro insediamenti, collocati spesso sulla sommità delle alture (i cosiddetti “castellari”), a controllo dei pascoli e delle comunicazioni sviluppate lungo i crinali dei rilievi, erano a volte muniti di mura di cinta o di difesi naturalmente perché situati in luoghi di difficile accesso.
Le abitazioni erano semplici, con base di pietra, realizzate con legno, frasche e argilla.
All’agricoltura, all’allevamento e alla pastorizia, che si sviluppa grazie alla transumanza, si uniscono le pratiche della metallurgia, della produzione ceramica e tessile.
Grazie all’attività dei centri storici, quali Chiavari e il grande emporio di Genova, si intensificano gli scambi commerciali e i contatti con altre popolazioni, come gli Etruschi e i Greci.
Le varie tribù sono accomunate da elementi sacrali e rituali (incinerazione dei defunti, uso delle tombe “a cassetta”) e da un forte spirito di indipendenza, come testimoniato dalle fonti antiche.
Spesso dediti al mercenariato, i guerrieri liguri sono ricordati come avversari temibili: dotati di un armamento più leggero di quello dei Romani, sono riparati da un lungo scudo e da un elmo con corna in lamina matallica, alla maniera gallica. Temprati dall’asprezza del territorio in cui vivono, sono dotati di grande resistenza fisica: “Per certo si dice che spesso in guerra il più forte dei Galli fu sconfitto da un minuto Ligure che lo aveva sfodato a duello.”
(Diodoro Siculo)